MOLINO ANGELI – Molitura a pietra

La storia

Il Molino Angeli da cinque generazioni, custodisce e tramanda l’arte della macinazione a pietra, con sapienza artigianale e massima cura per la qualità delle farine. Le origini della sua attività risalgono al secolo scorso, affondando le proprie radici nella tradizione molitoria della Garfagnana, sui monti delle Alpi Apuane.
A partire dal 1951 la famiglia Angeli e l’attività molitoria si sono trasferite a valle, a Pietrasanta, nobile città d’arte della pianura Versiliese.
Inizialmente il molino si è limitato a trasformare il raccolto dei contadini locali, senza mai perdere l’attenzione alla qualità e al rispetto della filiera agricola.
Con l’avvento della quarta generazione, ha iniziato ad affiancare nuove attrezzature alle antiche macine a pietra, conquistando la fiducia di importanti aziende del settore agroalimentare, affacciandosi nel mondo del commercio di farine macinate a pietra.

La macinazione a pietra
La macinazione a pietra sta alla base della nascita della macinazione dei cereali.
Con questo tipo di lavorazione si produce una farina a granulometria irregolare, con una più elevata presenza di crusche e la totale conservazione del germe.
Queste farine a tutto corpo, ricche di germe e crusca, sono le stesse che per secoli hanno alimentato intere popolazioni e che gli anziani ancora ricordano perché ricche di sapore e profumi.
La farina macinata a pietra è molto più ricca di oligoelementi e digeribile. La differenza si fa ancora più sensibile quando si macinano cereali di elevata qualità, dal momento che proprio nel germe, che questo tipo di macinazione riesce a conservare, è contenuta la parte più nobile e saporita del seme. La macinazione a pietra del Molino Angeli, con l’uso di macina a pietra naturale “francese” a lenta rotazione, permette di ottenere la migliore farina, senza surriscaldare il prodotto e danneggiarne le qualità nutrizionali. La selezione attenta degli stessi cereali permette di produrre farine di notevole pregio.
Con la costante ricerca di miglioramento, l’antica macina a pietra è stata affiancata da nuovi strumenti di pulitura e setacciatura. La materia prima in entrata subisce un controllo accurato in modo da garantire ai nostri clienti un prodotto salutare, pulito e privo di corpi estranei.
Ci impegniamo da sempre ad utilizzare materia prima italiana garantita dai nostri fornitori e curata da una nostra rigorosa tracciabilità.

Prodotti:

  • Farina di grano tenero Verna tipo 2 W 60-80.
  • Varietà di grano autoctono della Toscana certificato dal consorzio C.C.L. questo prodotto rientra fra le vecchie varietà di grano coltivate in Toscana ed è caratterizzato da un basso contenuto di glutine e da aromi accentuati.
  • Farina di grano tenero toscano tipo 1 W160-180.
  • Farina prodotta con miscela di varietà di grano tenero selezionato toscano

Piatti:
la farina di grano tenero tipo 1 viene utilizzata per i cappellacci fatti in casa veri ripieni, per pasta fresca di ogni genere; la farina di grano Verna tipo 2 per focacce e pani.

Curiosità:
I cereali, forse non tutti sanno che questa parola non si riferisce a una categoria botanica di piante in quanto invece indica tutti i vegetali con cui si può ottenere una farina, ovvero che possono essere moliti o che possono essere utilizzati come foraggio.
Dal vocabolario si legge che “cereale” è un aggettivo singolare maschile e che proviene dal latino “cerealis”, derivato di Ceres-ĕris «Cerere».
Cerere era la dea figlia di Crono e di Rea, (Demetra per i Greci), era la divinità che aveva insegnato agli uomini l’agricoltura, favorendone così il progresso. Il suo stesso nome era interpretato come “Madre Terra”. Nel mondo Romano Cerere era celebrata con la festa delle Cerealie il 19 aprile. Era considerata la divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, ma anche dea della nascita, poiché tutti i fiori, la frutta e gli esseri viventi erano ritenuti suoi doni. Per questo veniva solitamente rappresentata come una matrona severa e maestosa, ma allo stesso tempo bella e affabile, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di grano e di frutta nell’altra.
Sempre nel vocabolario si legge anche che “cereali” indica la denominazione agronomica e merceologica di piante erbacee (per lo più graminacee, ma anche poligonacee, come il grano saraceno) coltivate per il valore nutritivo dei frutti, o dell’intera pianta come foraggera.
Le più importanti sono il grano o frumento, il riso, il mais o granoturco, l’orzo, l’avena, la segale, il sorgo o saggina.
Oltre che le piante, il termine, usato per lo più al plurale, indica i frutti raccolti noti anche con il nome di granaglie, per estensione si dice: produzione di cereali; macinazione dei cereali; abbondanza, scarsità di cereali.

Il grano o frumento, arcaicamente anche trittico (con questi nomi si indica sia la pianta sia le cariossidi di tale pianta), è un genere della famiglia graminacee, cereale di antica coltura, la cui area d’origine è localizzata tra Mar Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio.
Il termine “grano” deriva dal latino granum (da confrontare anche con l’irlandese gràn, l’albanese gruni, il gotico kaurna, l’alto-tedesco antico e l’inglese corn), dalla radice indoeuropea gar- (il sanscrito g’arati) dal significato di “triturare”, “fregare”, “scorticare” da cui il greco antico gŷr-is (γῦρις), “fior di farina” (alla lettera “il cereale da macinarsi”). È anche possibile che “grano” derivi dalla radice ghar- (“spargere”) e che quindi il sanscrito g’arati significhi “la cosa che si sparge, si dissemina”.

Ne esistono cinque specie principali:
Grano tenero (Triticum aestivum);
Grano duro (Triticum durum);
Spelta (Triticum spelta) o farro grande;
Farro piccolo (Triticum monococcum);
Farro medio (Triticum dicoccum);
La legge italiana considera grano tenero e grano duro due varietà merceologiche, le uniche che possano essere associate al termine generico “frumento”.
Il grano duro e il grano tenero sono utilizzati per l’alimentazione umana. Dal grano duro si producono semole e semolati dai granuli grossi con spigoli netti, mentre dal grano tenero si ottengono farine dai granuli sottili e tondeggianti.
Le farine di frumento, in generale, sono utilizzate per la panificazione, per la produzione di paste alimentari fresche o sottovuoto, di biscotti, di dolci, e altri prodotti da forno. Con le semole, ricavate dal grano duro, si producono pasta alimentare secca, alcuni tipi di pane, soprattutto nel sud Italia (famosi sono il pane di Altamura, di Cutro e di Castelvetrano), e prodotti da forno essiccati a lunga conservazione.
La legislazione italiana (Legge n. 580 del 1967) prevede che la pasta secca debba essere fabbricata solo ed esclusivamente con semola di grano duro. Qualsiasi aggiunta, anche se parziale, di grano tenero costituisce una frode. Non così però in altri Paesi in cui è possibile utilizzare la farina di grano tenero anche per la pasta.
Dalle cariossidi (chicchi di grano) si ricavano anche amido e, previa fermentazione, alcol.
I principali componenti della farina sono l’amido e il glutine ed inoltre destrina, zuccheri, gomme, piccole quantità di sostanze grasse, sostanze minerali, fosfati, sostanze coloranti e vitamine.